Melbourne

Melbourne

domenica 22 febbraio 2015

GIORNO 17 - BUSSOLA VERSO SUD

GIORNO: 20/02/15
STATO: QUEENSLAND
KM GIORNALIERI: 224
PARTITI DA: Cape Tribulation
ARRIVATI A: Babinda

Cape Tribulation sarà ufficialmente il punto più a Nord dell’Australia in cui siamo stati. Da questo momento si inizia ufficialmente la discesa verso Melbourne. Abbiamo a disposizione altri 20 giorni buoni, ma c’è ancora tantissimo da vedere. Salutiamo Alessandro, Monica e Walter, ci scambiamo i contatti e ci auguriamo buona fortuna a vicenda. 
Una quarantina di chilometri a sud del campeggio, subito dopo aver attraversato il fiume con il traghetto, siamo al Daintree River Cruise Centre. Si tratta dell’ennesimo modo di far spendere soldi ai turisti, tramite un giro di un’ora o poco più con un traghetto estremamente basilare, lungo il fiume Daintree appunto, con la speranza di avvistare un coccodrillo. All’entrata del centro, come se i turisti disperati e bramosi di vedere un coccodrillo di chissà quale lunghezza non rendessero abbastanza triste la situazione, c’è un mini coccodrillo chiuso in una cassetta di polistirolo con un filo in plastica a serrargli la mandibola. Gabriele, che in tutti questi giorni non ha nascosto il suo entusiasmo e voglia di vedere un coccodrillo, analizzando ogni singolo canale o fiume ci capitasse lungo la strada, ha deciso di regalare gli ennesimi 5 dollari, per provare l’ebbrezza di tenere in mano il piccolo rettile che in quel momento tutto voleva fuorché fare una foto. Sta di fatto che, saliamo sulla barchetta, speranzosi di veder nuotare vicino a noi (ma non troppo), un maestoso coccodrillo da almeno 5 metri. Ogni ramo ci inganna. Qualsiasi cosa galleggi, attira la nostra attenzione; ogni frutto che cadendo dagli alberi sull’acqua fa un rumore, ci fa girare e aguzzare la vista. Le fotocamere sono pronte a scattare, il video va da ormai 10 minuti, si sa mai scorgessimo qualcosa di interessante. Passa un’ora. Attorno a noi solamente alberi su alberi, canti di uccelli e la voce della guida che cerca di attirare la nostra attenzione con dei dettagli, tutto sommato interessanti, dell’ambiente che ci circonda e dei coccodrilli che dovremmo avvistare. Ma tutto tace. I coccodrilli non ne vogliono sentire di uscire allo scoperto. 

La guida ci spiega che è tutto una questione di temperature: i coccodrilli hanno bisogno di tenere la propria temperatura corporea a circa 32 gradi ed essendo noi nella stagione più calda, l’acqua è ad una temperatura tale che loro non hanno bisogno di cercare di meglio. Costeggiamo diverse volte la riva del fiume, spegniamo il motore della barchetta, tutti i nostri occhi sono concentrati nelle zone in cui i rami degli alberi toccano l’acqua, creando dei micro ambienti che potrebbero ospitarli; ancora nulla. Rassegnati, ci dirigiamo verso la scaletta a riva. Ad un certo punto, come se avesse capito i nostri stati d’animo, un piccolo di coccodrillo di circa 1 anno di vita, ci regala il premio di consolazione. Steso lungo un ramo galleggiante, sta fermo immobile all’ombra di un albero. I suoi 50 cm di lunghezza non sfamano però i nostri occhi e delusi, lasciamo il centro e risaliamo sul van. 
Proseguiamo verso sud e questa volta facciamo tappa per il pranzo a Port Douglas. Siamo nell’ennesimo parco in riva al mare, anche questa volta dotato di docce, bagni, acqua potabile, tavoli e barbecue totalmente gratuiti e puliti. Ci rigeneriamo e ci concediamo una tregua dal caldo umido che ci sta avvolgendo e risucchiando le energie. All’ingresso della spiaggia, il cartello avvisa della probabilità di trovare i coccodrilli in acqua, ma ancora di più le stingers, ossia le meduse. Non abbiamo la minima intenzione di entrare in acqua e questa volta non solo per una probabile congestione come ci suggerirebbero le nostre mamme, ma per non venire divorati da un coccodrillo o feriti o uccisi dalle talvolta mortali meduse. 
Port Douglas
La spiaggia è molto particolare: la sabbia è umida fin dall’ingresso in spiaggia, come se in realtà si trattasse unicamente del bagnasciuga. La sabbia umida ma piatta, lascia poi spazio a quella ondulata e bagnata ma soffice allo stesso tempo. Quando ai nostri piedi arriva l’acqua, mancheranno ancora 200 metri prima di poter dire di star facendo un bagno. Noi limitiamo l’acqua alle caviglie, così come tutte le altre persone presenti. La spiaggia è delimitata anche questa volta, da una fitta vegetazione di palme e altre piante tropicali, che creano delle zone d’ombra rigeneranti. Ancora una volta è come se ci catapultassimo dentro la serie tv ‘’Lost’’. 
Sudiamo da fare schifo. Siamo talmente appiccicati da fare invidia alla Bostik. Abbiamo urgente bisogno di una doccia. Ma Cairns decide di darci di meglio: The Esplanade. Ennesimo complesso comunale GRATUITO con area picnic enorme, bagni e spogliatoi, e piscina stratosferica.Tempo di mettere il costume e siamo in acqua. Gli elicotteri turistici partono da pochi metri da noi, ogni 10 minuti; l’acqua è affollata e calda, ma tutto è tollerabile in una umidissima giornata di 30 gradi di un’estate tropicale. 
Le dita sono rammollite a sufficienza, il corpo si è ristorato, e abbandoniamo l’acqua senza tanto dolore. In realtà usciamo dalla piscina per cercare un campeggio, infatti saremmo rimasti in ammollo altre 3 ore senza problemi. 
Wikicamps ci suggerisce solamente dei campeggi a pagamento qui a Cairns e i commenti non sono dei migliori. Con qualche ricerca su internet, leggiamo che Cairns ha qualche problema di criminalità e che il quartiere di uno dei campeggi su cui dovremmo basare la scelta, ha visto nel 2014 l’uccisione di 8 bambini da parte della madre. Nonostante sia buio ormai, decidiamo di tornare a dormire a Babinda, 40 km più a sud di Cairns, dove abbiamo dormito due notti fa. Forse ci siamo lasciati suggestionare troppo dalle letture, infatti ogni città non è sicura e ha i suoi episodi di cronaca nera, ma nel dubbio, ce ne allontaniamo.




Nessun commento:

Posta un commento