Melbourne

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mercoledì 10 dicembre 2014

Video viaggio Nuova Zelanda




I video, come sempre, sono il riassunto dell'esperienze, visto dagli occhi di Gabriele.
Io continuo a suggerire una versione del video fatta con musica Maori u.u.

Francesca


venerdì 5 dicembre 2014

Sardinian Cultural Association (Vic) - Barbecue di fine anno

Di certo un anno fa, se ce l'avessero raccontato, ci saremmo messi a ridere dall'improbabilità del tutto. E invece no. Domenica 30 Novembre eravamo proprio di ''prangiu''. La location era nient altro che il giardino del centro Assisi, sotto ad un lunghissimo porticato che ci ha offerto la protezione dai 35 gradi di quella giornata. A coinvolgerci in tutto questo è stato Paolo, il presidente dell'associazione, e noi abbiamo accettato felicissimi. La giornata era destinata al ringraziamento dei soci tesserati con barbecue di fine anno ma siamo stati ospitati anche noi con molto piacere. 
E così abbiamo gustato nuovamente qualche sapore sardo come la salsiccia, l'agnello arrosto, le ciambelle, la crostata e l'acqua vite e via dicendo. E poi ovviamente l'immancabile caffè dalla moka come finale della ''scampagnata''. 
La tavolata di persone era piuttosto ricca e varia, infatti si spaziava dal Cagliaritano, al Nuorese, all'Oristanese e al Sassarese! Tutto era piuttosto irreale, ma forse l'apice si è raggiunto quando si parlava in sardo o quando si citavano paesini sperduti in mezzo alla Sardegna. Ma difficile dimenticare l'arrivo al parcheggio, prima del pranzo, quando ad attirare la nostra attenzione è stata una macchina targata: BELVI. Si, dovete sapere che qua in Australia è legale personalizzare le targhe. Ma siccome ne abbiamo lette di tutti i colori, abbiamo pensato che anche questa volta si trattasse di un nome scritto in inglese ''pronunciato'' o comunque qualcosa di personale. E invece no, chiacchierando con gli ospiti abbiamo scoperto che faceva riferimento proprio a Belvì!!!
In ogni caso...
Il pranzo è stato seguito da una simpaticissima lotteria a premi (dove ovviamente io e Gabry non abbiamo vinto) e dal discorso del presidente Paolo. Paolo ci ha ringraziato a nome dell'associazione per aver festeggiato con loro e ci ha regalato le maglie dall'associazione, il giornalino e il libro. Inutile dire che ci ha fatto un piacere immenso ricevere quei regali, tanto quanto esser stati invitati al pranzo e aver passato un pomeriggio in compagnia di simpaticissime persone che ancor più di tutti gli italiani che abbiamo incontrato fino ad ora a Melbourne, capiscono e rispettano la nostra cultura sarda.
Ringraziamo ancora una volta tutta l'associazione per la ''sarda'' accoglienza e accettiamo con molto piacere l'invito di scrivere un articolo per la vostra Newsletter in cui racconteremo la nostra esperienza.

A si biri!
Gabriele e Francesca


L'associazione è stata fondata nel 1987 e comprende 300 membri; è impegnata nell'organizzazione di eventi indirizzati sia ai giovani che agli anziani.


Per i curiosi, qualche link interessante:

Sardinian Cultural Association (Vic) - Web Site (sito internet)
http://www.sardi-melbourne.com/index.html

Sardinian Cultural Association (Vic) - Book (libro)
http://www.sardi-melbourne.com/Ajo'%20in%20Australia.html

Sardinian Cultural Association (Vic) - Newsletter (giornalino)
http://www.sardi-melbourne.com/Newsletters.html




giovedì 4 dicembre 2014

NUOVA ZELANDA: from Rotorua to Auckland (North Island - parte 2)

02/11/14 giorno 4

Ci svegliamo con l'idea che anche durante i giorni passati ci balenava in testa: farci un tatuaggio ricordo della NZ. Il tattoo shop lo troviamo, peccato che è domenica ed è tutto chiuso; rimandiamo l'idea ad Auckland. Ancora una volta saliamo in macchina e decidiamo il tour giornaliero: decidiamo di andare al museo. IN realtà una volta lì, mi passa la voglia di entrarci: la brochure non è per niente invitante e poi mi sono ricordata le parole di non so chi, che dicevano che qua è un po' ''tutto fumo e niente arrosto'' e diciamo che non c'è poi così tanto da vedere in un museo in un territorio come la NZ. E il prezzo del biglietto è stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso. Dopo tutto però, l'edificio del museo e la piazza, sono stati degni di parecchi scatti.

Cambiamo destinazione. Il retro del giardino della casa del custode, ci ha portati in un boschetto vicino ad un lago; la presenza però di abitazioni con coperture in eternit, ci ha fatti allontanare. Gabriele invece ha deciso di scappare non a causa della proprietà privata, quanto rincorso da una gallina blu che aveva deciso di beccarlo. Ma non beccarlo senza motivo come pensa lui, ma in quanto lui si è messo a disturbarla sfidando le sue capacità di corsa. Decidiamo di raggiungere il lago costeggiandolo con la macchina e fermandoci in un altro punto. Sapevamo che la Nuova Zelanda è ricca di laghi che giacciono su caldere di vulcani, ma ritrovarcisi davanti fa un altro effetto. Il lago è gigante innanzitutto; ma è il colorito che ci ha stupiti. La riva è di un giallo pallido che ci ha fatti pensare quasi subito allo zolfo; e difatti guardando tutta la superficie del lago sembra quasi torbido dall'alta concentrazione di minerali. Ma ciò che ha attirato l'attenzione è stata un buca scavata dall'erosione, in riva, con all'interno vera e propria acqua bollente. Nemmeno il tempo di stupirci per quella, ci siamo resi conto che ne eravamo circondati. Dopo il lago giallo, ci siamo spostati più in la, in un'altra parte di riva. Questa volta abbiamo trovato una marea di animali: gli immancabili gabbiani, i cigni neri, le oche.
Come due bambini, stupiti da quanto si facessero avvicinare, ne abbiamo approfittato per scattare qualche ''ritratto'' e giocarci un po'. Ma la mattina stava volando quindi abbiamo deciso di proseguire il viaggio verso Nord-Ovest, ossia in direzione Auckland, cercando di capire quali tappe potessimo scegliere lungo il percorso. Così ci siamo affidati ad una delle mille brochure e libretti turistici e ci siamo avviati verso il cosiddetto ''Buried Village'': il villaggio sepolto. Una volta arrivati li abbiamo però capito che non era così semplice visitarlo a causa del costo ma sopratutto del tempo necessario per compiere il percorso prestabilito per arrivarci. Ci siamo allora limitati a conoscerne la storia:Nel 1886 l'eruzione del vulcano uccise 120 abitanti del villaggio. Nell'ora successiva, prima di arrivare ad un altro bellissimo lago, ci siamo fermati lungo la strada ad ammirare i favolosi paesaggi totalmente verdi, con il lago sullo sfondo, immagini da cartolina. Questa parte è ricchissima di felci e alberi in genere, quindi eravamo ancora una volta immersi nel verde; poi siamo stati di nuovo fortunati meteorologicamente parlando, infatti il sole non ha fatto altro che accentuare le bellezze della natura.
 Ed ecco un altro lago. Dopo una lunga passerella di gradini in legno, arriviamo in basso in una caletta  ancora una volta estasiati dal quadretto che gli alberi riescono a creare con la loro vicinanza all'acqua. Anche qui, decine di foto, una passeggiata in riva giusto per bagnarsi i piedi, e di nuovo in macchina per seguire la tabella di marcia e arrivare ad Auckland per il tramonto.
Prossimo obbiettivo del viaggio: TROVARE HOBBITON (villaggio del film ''Il signore degli anelli, per chi non lo sapesse).
Di dove si trovasse precisamente, non ne avevamo la minima idea. L'unica indicazione che avevamo, era su una micro cartina di una brochure, senza dettagli o nomi di città o villaggi nelle sue vicinanze. Diciamo che ci siamo avvicinati per puro caso. Ma prima di arrivare nel luogo vero e proprio del set cinematografico, abbiamo fatto tappa a TIRAU, un paesino, se così si può chiamare, dove hanno un po' di manie di grandezza. Fatto sta che dopo aver pranzato nell'ennesimo bar/fast-food, per chiedere delle benedette informazioni su come arrivare ad Hobbiton, siamo dovuti entrare dentro un cane, ossia l'ufficio turistico. Con alcune indicazioni in più, abbiamo scoperto di essere solamente a 10 km dal set, quindi ci siamo diretti verso Matamata.
Eccoci ad Hobbiton! E non c'è da sbagliare, dato che è scritto ovunque: Bus, cartelli, paletti, ufficio ticket, maglie, souvenir e via dicendo. Ma ecco che ben presto scopriamo che il business che c'è dietro questi film, non si ferma davanti a niente. Solo una è la strada che porta al set cinematografico, solo un modo esiste per andarci: il bus gestito dal caseggiato ticket-souvenir. 70 dollari di entrata, non sono nemmeno tanti. Ma diciamo che non siamo così infogati con la trilogia dei film tanto da spenderli! Quindi come dei geni fatti e formati, secondo noi possiamo evitare la spesa andando a cercare un altro accesso al villaggio. Ovviamente nessuno ci ha mai pensato e ovviamente i gestori non hanno fatto in modo che non ci fossero altri modi per arrivarci. Dopo 10 minuti di strade bianche che non facevano altro che allontanarci dal posto, ci siamo rassegnati e abbiamo capito che non avremmo mai visto Hobbiton. Qualche amico fan ci sgozzerà quando torneremo in Italia.
Mancano ancora 180 km per arrivare ad Auckland (circa 2 ore e 30), è pomeriggio e la stanchezza del viaggio inizia a farsi sentire. Vogliamo arrivare prima del tramonto perchè così andiamo all'altra parte della baia di Auckland e facciamo un time-lapse. Dobbiamo trovare un ostello però, e non avevamo di certo considerato il fatto di dover trovare parcheggio in questa città dove i parcheggi sembra non esistano. Dopo aver girato e girato per almeno un'ora per chiedere preventivi agli ostelli e trovarne con camere libere, ecco che ne troviamo uno, ma non un parcheggio, bensì un ostello. Decidiamo di darci il cambio per stare in macchina intanto che l'altro si fa la doccia, in maniera tale da essere in tempo per vedere questo benedetto tramonto, considerando che per raggiungere l'altra parte della baia ci sono 14 km di traffico. Tralasciamo la parte di quanto fosse cesso l'ostello (del tipo che la stanza non aveva nemmeno finestre) e arriviamo direttamente a Devonport, dove le luci del tramonto sullo skyline di Auckland, promettono un bel time-lapse. E ancora a scattare foto su foto, fino a quando lo stomaco inizia a brontolare e allora è il caso di cercare un posto dove mangiare.



Non so cosa ci spinga sempre verso le pizzerie italiane anche se non di proposito, ma anche questa volta siamo finiti davanti ad una rucola grana e crudo made in Italy. Certo il forno a legna quella pizza non l'ha nemmeno visto, ma ci siamo accontentati e abbiamo passato una piacevole serata. La cameriera ci ha inoltre informati del fatto che fossimo i primi italiani che abbia visto negli ultimi sei mesi. La percentuale di italiani in Nuova Zelanda non è infatti minimamente paragonabile a quella australiana. Dopo un po' di chiacchiere, ci dirigiamo nuovamente verso Auckland per fare una passeggiata nel centro. Tralasciamo nuovamente il fattore ''parcheggio'' per risparmiarvi le pene che abbiamo sofferto. Il punto di interesse principale di Auckland è senz'altro la Sky Tower, 222 metri di altezza, 328 metri considerando l'antenna.
L'idea era quella di salirci l'indomani, nonché ultimo giorno, se non fosse stato per la pioggia e la giornata orribile. Gli edifici così ''cementosi'' non sono precisamente per i miei gusti, però le luci artificiali la notte e quelle naturali del giorno dopo, hanno dato alla torre un aspetto diverso. E' ora di andare a dormire; anche in questa giornata abbiamo fatto una buona dose di km: 300 non sono sicuramente paragonabili a quelli dei giorni precedenti, ma pesano comunque.

03/11/14 giorno 5

Sapevamo che 5 giorni sarebbero volati e che non sarebbero stati sufficienti nemmeno come ''antipasto'' per poter dire di aver girato la Nuova Zelanda. Ma noi ci siamo ''accontentati'' delle meraviglie che abbiamo visto, dei posti nuovi, degli animali mai visti e così via. Abbiamo deciso di passare la mattina girando per la città e siccome farlo senza una meta non ci piaceva, abbiamo deciso di cercare nuovamente un tattoo shop e perché no? anche un parrucchiere. Arrivati alla conclusione che il parrucchiere era meglio cercarlo a Melbourne, italiano, ci è rimasta solo la ricerca di chi, per pochi dollari, potesse farci una piccola felce (simbolo della NZ) prima di dover andare a prendere l'aereo. Il tutto riassunto in una sola parola: IMPOSSIBILE.
E infatti ci siamo diretti nel pomeriggio verso l'aeroporto, con una marea di libretti e depliant delle isole, con un'esperienza bellissima alle spalle, con tanta voglia di riposarci, con l'idea di dover andare a lavoro il giorno dopo... ma senza tatuaggio.