Melbourne

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mercoledì 11 febbraio 2015

GIORNI 6-7 - SABBIA ROSSA E DESERTO

GIORNO: 09/02/15 - 10/02/15
STATO: SOUTH AUSTRALIA - NORTHERN TERRITORY 
KM GIORNALIERI: 560+550
PARTITI DA: Port Augusta - Coober Pedy
ARRIVATI A: Mt Ebenezer 


Oggi abbiamo deciso di pubblicare qualche post sul blog; avendoli già pronti da caricare, siamo andati alla McDonald’s a rubare un po’ di wifi. Abbiamo ritardato un po’ la partenza, ma ne è valsa la pena. Il viaggio è ripreso verso le 10; siamo indecisi fin dove arrivare, perchè ora entriamo nel vero e proprio outback, nel deserto, e quindi sarebbe bello starci il meno possibile. Questo però vorrebbe dire fare anche tanti km. Decidiamo di mettere come destinazione Coober Pedy, un posto a 580 km di distanza ma anche il primo vero e proprio paesino che incontreremo, escluso l’autogrill dove abbiamo rifornito a metà strada. Sapevamo che senza aria condizionata sarebbe stato veramente pesante, ma forse avevamo un po’ sottovalutato la cosa. 
Stuart Highway

Lungo tutto il percorso, per ogni singolo km, il sole ha battuto con una temperatura tra i 30 e i 40 gradi, con un’umidità del 20% e un indice UV ‘’estremo 11’’ a detta del meteo di yahoo. Il paesaggio, se ci ha stupiti per i primi 100 km, dopo ha iniziato ad assuefarci: piccoli cespugli formano un fitto tappeto verde-giallo in grandi tratti; ogni tanto questi si fanno sostituire da piccoli alberi qua e la. Tutto rigorosamente steso su un tappeto di rossa sabbia rovente. Il nulla viene sostituito dal nulla assoluto, quando spariscono sia gli alberi che i cespugli e rimane solo il terreno e la sabbia. L’unica variante a questo desolante paesaggio, sono degli enormi laghi salati che ogni tanto affianchiamo e a cui dedichiamo una foto, come suggerito dai cartelli. Ci chiediamo se almeno ci sia qualche forma di vita attorno, ma i cartelli dei canguri praticamente non ci sono, e troviamo raramente quello di mucche e pecore. Di una cosa siamo sicuri: che ci siano le mosche e gli insetti in generale. Il fastidio è estremo, fa impazzire e ci fa correre immediatamente dentro al van, quando facciamo qualche sosta. Di rado c’è anche forma di vita umana: incontriamo si o no una macchina ogni 15 minuti, o per meglio dire, un tir. I Road Train, così si chiamano gli autocarri, sono lunghissimi; hanno generalmente tre rimorchi e la cabina è tipica dei camion australiani. 
Arriviamo alle 19 a Coober Pedy, dopo 560 km e ci dirigiamo verso il campeggio. Ci accoglie Grey, un signore sui 60-70 anni che gestisce lo spazio, dotato di bagni, corrente e acqua potabile. E’ una persona gentilissima, e appena arrivati ci da una mappa del posto spiegandoci dove trovare tutto. Ma al momento la preoccupazione è un’altra: LE MOSCHE. Decine di mosche svolazzano attorno al corpo e si appiccicano e le sposti e tornano; ronzano vicino alle orecchie, si poggiano sul naso, sulla bocca, vicino agli occhi. E’ un fastidio indescrivibile; dobbiamo fuggire dentro al van, che però è bollente. Parcheggiamo il van all’ombra, sperando la situazione cambi, ma le mosche restano, così come i 43 gradi. Non c’è via di fuga, non c’è sollievo. Solo la doccia attenua il malessere per pochi minuti; è un continuo bagnarci e asciugarci nel giro di 5 minuti. Confidiamo nell’arrivo della notte, così i gradi passano da 43 a 30 e le mosche vanno via, così come ha detto Gary. In effetti nel giro di un’ora ci liberiamo del problema mosche. Siamo esausti dal viaggio, siamo affiancati da una motorhome con aria condizionata che ci fa sclerare ancora di più e sale la paura di non riuscire a chiudere occhio la notte. Ci colleghiamo ala corrente e attacchiamo il nostro misero ventilatore, che non fa che smuovere aria bollente; un phon in pratica. 



Ci organizziamo la cena con degli hot-dog, scattiamo qualche foto al bellissimo cielo stellato e tentiamo di dormire. Io scappo dal van dopo poco tempo, mettendo una coperta fuori e dormendo per terra. Non è poi così insopportabile, con l’aiuto dell’acqua nella bacinella accanto a me. Gabry invece preferisce rimanere nel van.

Ci svegliamo alle 6 e 30, sicuramente non da un sonno profondo, quindi in effetti non facciamo tanta fatica. Ennesima doccia, spesa al supermercato e giro al museo dell’Opale. Il paese è il più strano che abbia visto in vita mia: a causa del caldo, moltissimi edifici (case comprese) si trovano sottoterra. Coober Pedy è però famosissimo anche per le sue miniere di opale, un minerale meraviglioso di cui abbiamo visitato il museo appunto. Attorno all’area abitata, non si vedono altro che mucchi enormi di sabbia, segno che è stato scavato quel punto di terreno. Al museo abbiamo visto centinaia di gioielli di opale, uno più bello dell’altro. E’ un minerale brillantissimo e in base a delle stratificazioni e altri fattori, brilla di azzurro, blu, rosso e tutte le loro sfumature. Ci siamo concessi l’acquisto di un pendente di fascia bassa di prezzo ovviamente, giusto per averne il ricordo, essendo che quelli spettacolari si aggiravano attorno ai 2000-3000 $. Prima di uscire nuovamente dal paese, ci siamo assicurati di avere nuovamente il pieno del gas. Il paesaggio è ancora sempre lo stesso, la temperatura sta risalendo verso i 40 a vista d’occhio e sappiamo già, grazie all’esperienza di ieri, quanto dovremo soffrire. I finestrini sono spalancati e il vento entra fortissimo e causa mal di testa; ogni tanto incrociamo un road train e bisogna tenere il volante strettissimo perché si creano delle gallerie di vento impressionanti. Continuiamo ad alternarci alla guidoni 100-150 km e passiamo il tempo ascoltando musica principalmente. 
Prima di arrivare alla prima stazione di servizio, finalmente un diversivo: due aquile enormi stanno mangiando un canguro morto al bordo della strada. Non ci facciamo sfuggire l’occasione di fotografarle. Mai viste delle aquile, ancor meno così meravigliosamente da vicino. Marla è il primo distributore che incontriamo, a 240 km dalla partenza. Riforniamo il gas per 1,26 $ al litro, rispetto ai 0,54 $ di Melbourne. Ci rinfreschiamo nei bagni, in compagnia di inquietanti farfalle, mosche a volontà, insetti, vespe nere e arancioni. 
Per fortuna a Coober Pedy ci siamo comprati la retina per la testa, se no sarebbe una tortura ogni volta che saliamo e scendiamo dalla macchina. Passano altri 100 km abbondanti e oltrepassiamo il confine. 20 km dopo incontriamo “il primo e l’ultimo pub del northern territory” come recita l’insegna, località Kulgera. Abbiamo già guidato per 420km e decidiamo di fermarci un po’ vista l’ora, la temperatura e la fatica. 

Oltre il confine
Attraversiamo le porte d’ingresso e entriamo in un film qualsiasi di “Crocodrile dundee”: i muri in legno sono addobbati con pelli di serpente, teschi di animale, cappelli di pelle di canguro e numerose foto dell’outback. Al bancone due tipi dalla pelle bruciata dal sole sorseggiano una cola con qualche aggiunta superalcolica. Prendiamo due ghiaccioli. Il barista ha un accento atroce e la conversazione si consuma tra i nostri “excuse me” per pregarlo di ripetere e la sua pazienza nel farlo. Proviamo a controllare se almeno all’interno della roadhouse c’è ricezione. Nulla. 

Ci spostiamo nella sala adiacente dove c’è il biliardo e ci facciamo due partite. I muri sono tappezzati di foto sportive stavolta con sconosciuti campioni di dirt track, probabilmente lo sport locale assieme alla bevuta di birra. 
Kulgera Pub

Facciamo gas e ripartiamo. Stavolta il prezzo è di 1,30$. Sempre più su.
Arriviamo all'incrocio con la Lasseter Highway. Per la prima volta dopo circa 1000km troviamo un incrocio con un'altra strada principale. Lasciamo la Stuart Highway e ci dirigiamo quindi verso ovest lungo la strada che porta sino ad Uluru. Dopo circa 50km decidiamo di fermarci a Mt Ebenezer per la notte. Il posto non è malissimo. Il bagno invece è pessimo. Ci accolgono decine di falene grandi un palmo sul muro, la doccia è calda nonostante si apra il rubinetto dell'acqua fredda. La pulizia è nulla. Appena apro l'acqua i moscerini che ronzavano nella doccia si mettono sui muri e alcuni finiscono nelle ragnatele dei ragni che mi ritrovo attorno. Per lo meno non sono grandi, tranne uno, col corpo di circa 1cm e mezzo ma contando anche le zampe di almeno 6-7 cm di diametro. 

Ci chiudiamo nel van per far passere l'ora delle mosche e finiamo di consumare i tortellini. 
Ci corichiamo che l'aria è ancora torrida, ma nel giro di poco tempo la temperatura scende e si dorme bene. 
Domani si va ad Uluru.

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