Melbourne

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martedì 17 marzo 2015

GIORNO 34 - L'OPERA, LA PIZZA E I VANI TENTATIVI DI PESCA

GIORNO: 09/03/15
STATO: NEW SOUTH WALES
KM GIORNALIERI: 41km
PARTITI DA: Sydney
ARRIVATI A: Sydney

Ci risvegliamo abbastanza ricaricati. Abbiamo deciso di girarci per bene il centro di Sydney oggi, e memori degli improbabili prezzi dei parcheggi, decidiamo di parcheggiare gratuitamente alla prima stazione che troviamo, poco lontano da dove abbiamo dormito, e di prendere un treno.
In poco più di mezz’ora siamo in city. Sbagliamo fermata, scendiamo a Kings Cross e ci ritroviamo in un quartierino carino ma già oltre il centro, riprendiamo il treno in direzione opposta e stavolta scendiamo nel posto giusto, Town Hall. 
Studiamo un po’ la cartina e decidiamo di camminare in direzione Opera House, attraversando quindi la città da sud verso nord. Superiamo una prima piazza con una grande fontana al centro dalla quale riusciamo ad avere un ottima visione della Sky Tower, poi entriamo nei giardini del Domain, all’interno dei quali troviamo la “New South Wales Art Gallery”. Decidiamo di entrare con delle aspettative piuttosto basse che vengono per fortuna smentite. La collezione, nonostante di piccole dimensioni, annovera al suo interno degli importanti quadri di epoca rinascimentale e barocca, nonché una sezione dedicata ai movimenti artistici di fine 800 e 900 con lavori di Monet e Picasso tra gli altri.
Nel piano inferiore abbiamo avuto modo di osservare una ben fornita mostra dedicata all’arte orientale affrontata in maniera volutamente diacronica. Molto interessante vedere la continuità ma allo stesso modo il contrasto nella raffigurazione del Buddha attraverso i secoli.
L’ultima parte della mostra è occupata invece dalla cultura dei samurai, con la spiegazione dei diversi modelli di katana, degli abiti e degli usi. 
Nel piano di sopra troviamo l’esibizione dei lavori degli studenti degli istituti d’arte dello Stato, con la spiegazione fatta da ciascuno di come si sia arrivati dalla prima fase artistica del concetto alla sua realizzazione pratica.
Usciamo dalla galleria d’arte e ci dirigiamo verso la Public Library, poco distante, più per un genuino scrocco di aria condizionata e Wi-Fi che per un reale interesse. La library si presenta come un bel edificio, ben curato e tenuto, ma effettivamente poco interessante per contenuti. 
Passiamo circa un’ora e mezza a rinfrescarci, a sistemare post per il blog e a cercare qualche casa per il nostro ritorno a Melbourne. 
Verso le 2 la fame ci spinge a cercare qualcosa di diverso, ci accontentiamo di un veloce panino da fast food e andiamo verso l’Opera.
Lungo la passeggiata per arrivare all’edificio vediamo numerosissimi bar, ristoranti, negozi blasonati. Passiamo nella parte interna, ombreggiata, e arriviamo esattamente al di sotto dell’entrata. Troviamo un negozio di souvenir, ci passiamo una decina di minuti poi decidiamo di andare a vedere se è possibile farsi un giro a scrocco. Falliamo un tentativo di imbucata e decidiamo di pagare per il tour guidato. Mezzora dopo siamo in fila assieme agli altri pronti a goderci la nostra visita. Veniamo uno per volta messi davanti a un telo verde dove veniamo fotografati per dar modo alla fotografa di sbizzarrirsi nell’ambientarci di volta in volta, stessa posa e stessa espressione, in diversi posti dell’Opera.
Ci viene quindi consegnato un ricevitore radio con delle cuffiette usa e getta. La guida parlerà al microfono e tutti noi potremo sentire le sue spiegazioni a prescindere dalla distanza alla quale ci troveremo. Una buona idea, anche se a volte la ricezione è un po’ carente. 
La guida ci porta di fretta verso la sala dove si svolgono le rappresentazioni operistiche. E’ infatti in programma il “Faust” per le 6, sono quasi le 5 e abbiamo poco tempo per poter dare un’occhiata.
Dopo di ché torniamo al tour programmato. Ci viene per prima cosa fatto vedere un primo video dove ci viene raccontata la prima parte della storia dell’Opera, il precedente utilizzo del piccolo lembo di terra sul quale la struttura giace, il concorso per idee destinato alla realizzazione di un teatro e di come il progetto che venne poi realizzato ebbe la meglio su tanti altri progetti presentati.
La cosa che più caratterizzò il progetto del danese Utzon fu il fatto di aver deciso di posizionare le due sale richieste dal concorso non una davanti all’altra, ma una di fianco all’altra nonostante il poco spazio disponibile. A fare da copertura alle due sale gli iconici gusci di conchiglia chiusi verso l’alto. 

Siamo quindi entrati nella Concert Hall, tra le cinque sale la più grande, utilizzata oltre che per la classica anche per concerti di vario genere, oltre che per eventi poco attinenti come incontri di boxe o spettacoli circensi. Particolarità della sala è quella di essere completamente rimodellabile a seconda delle necessità grazie ai sedili amovibili. Passando per la parte posteriore dell’edificio, affacciata sulla baia, scendiamo quindi al di sotto delle due grandi sale, dove sono appunto presenti le altre tre di dimensioni minori. Ci viene proiettato un secondo video dal quale impariamo la seconda parte della storia, dei problemi di realizzazione dovuti alle difficoltà statiche, alle necessità di revisione del progetto iniziale per trovare una soluzione che fosse al contempo aderente al concetto originale e praticamente realizzabile, dell’aumento esponenziale dei costi previsti e di come l’architetto danese venne liquidato e l’opera portata a termine da un diverso gruppo di lavoro. I tre anni inizialmente previsti per la realizzazione divennero nel mentre sedici, ma infine l’Opera venne inaugurata nel 1973 alla presenza della regina Elisabetta. Nonostante i rapporti con Utzer siano col tempo migliorati, l’architetto non tornò mai a vedere realizzato il suo lavoro, opera che gli valse importantissimi riconoscimenti, tra i quali (unico edificio così recente e con l’ideatore ancora in vita) l’inserimento tra i patrimoni dell’umanità nel 2007.
Veniamo portati nella più piccola, chiamata “The Studio” in quanto utilizzata per parecchio tempo come studio di registrazione. Oggi offre un ambiente intimo e riservato, ottimo per piccoli concerti , magari acustici o per comedy show. Al centro della sala un bancone in legno dal doppio utilizzo: bar prima dello show, parte integrante del palco durante lo spettacolo.
All’uscita dallo studio ci attende sorridente la fotografa con i suoi libercoli di dubbio gusto. Decliniamo gentilmente l’offerta e andiamo verso l’uscita. 
Oggi per cena ci concediamo uno sfizio. Siamo stufi della solita pasta e dei panini e allora cerchiamo una pizzeria. Ma siamo viziati e vogliamo andare sul sicuro e ci facciamo aiutare sul gruppo di Facebook ‘’Italiani a Sydney’’. Arrivano commenti a palate su quale sia la pizzeria migliore a Sydney, ma scegliamo di affidarci al commento di una ragazza che ci suggerisce di andare da Sale e Pepe. Il personale è sardo. Nonostante si trovi all’altra parte della città e quindi ad almeno 40 minuti dalla macchina, andiamo lì. 
Insomma senza stare lì a descrivere i dettagli, ci gustiamo una Sarda e una San Daniele, scambiamo due chiacchiere con la cameriera e presto siamo di nuovo nel van. Dobbiamo ancora capire dove andare a dormire. Apriamo Wikicamps, individuiamo un posto più o meno fattibile e ci andiamo. Nemmeno 5 minuti che siamo parcheggiati li, che passa una macchina della polizia a controllare il posto. Non ci fidiamo sul fatto che passino dritti senza fermarci, allora facciamo finta di esser li non per dormire ma per pescare. Uno prende la canna da pesca e l’occorrente, l’altra il cavalletto e la fotocamera, per destare ancora meno sospetti. La polizia si allontana ma ne approfittiamo per cazzeggiare tentando di prendere qualche pesce e scattando qualche foto. Passa mezz’ora. Niente pesci, niente polizia. Solamente una grande quantità di alghe attaccate all'amo.
 Sistemiamo il letto e ci corichiamo, e chi si è visto si è visto. 

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