Melbourne

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giovedì 12 marzo 2015

GIORNI 32 - 33 - DA BYRON A SYDNEY

GIORNO: 07-08/03/15
STATO: NEW SOUTH WALES
KM GIORNALIERI: 560 + 348
PARTITI DA: Byron Bay
ARRIVATI A: Seal Rocks - Sydney

Stamattina ce la siamo presi proprio comoda; alle 9 siamo ancora a letto. Dobbiamo ancora decidere cosa fare in tutto il giorno e non sappiamo cosa ci sia da vedere proseguendo verso sud. Qualche ricerca e capiamo che c’è ben poco. A Sydney mancano più di 800 km e dobbiamo essere a Melbourne entro 8 giorni. Decidiamo di metterci in viaggio il prima possibile e guidare finché ne abbiamo voglia. Passiamo 5 minuti al ristorante dove abbiamo mangiato ieri sera e salutiamo nuovamente Mirko e ancora lo ringraziamo per la cena. Alle 11 iniziamo il lungo viaggio; è tanto che non stiamo in macchina per più di 300 km. 
Il pranzo è a base di Ritz e formaggio spalmabile, in una piazzola ai lati della strada, al cambio autista. Facciamo la prima ed unica vera e propria sosta dopo 420 km a Port Macquarie. Ci sgranchiamo le gambe al supermercato dove compriamo il pane e un po’ di carne, i succhi di frutta e la marmellata per la colazione e delle patatine per un eventuale spuntino. Riprendiamo a guidare che sono le 17 e impostiamo la destinazione a Seal Rocks, località a poco o più di 230 km da Sydney. A tenerci compagnia nelle casse oggi ci sono Eminem, gli articolo 31 e i 99 posse. Chi non guida, occupa il tempo scrivendo i post al computer e dando le indicazioni stradali all’altro. 
L’unica attrazione che ci si è presentata durante il tragitto è stata una banana gigante sul tetto di un locale. 
Seal Rocks è una località di mare, di mare in senso che è proprio sulla spiaggia. Per arrivarci abbiamo costeggiato e attraversato alcuni laghi e per un bel tratto alla nostra sinistra c’era l’oceano a pochi metri e i laghi sulla destra altrettanto vicini. Arriviamo a Seal Rocks che ormai è buio ma si intuisce che il posto sia molto carino e in una posizione interessante. L’aria è fresca ma parecchio umida, la spiaggia è infatti a qualche decina di metri da noi. All’insegna dell’avarizia, ci parcheggiamo fuori da un campeggio, davanti a dei bagni pubblici, così come suggerito da qualcuno su Wikicamps. 
Solamente 350 km ci separano da Sydney, dovremmo arrivarci in mattinata. Abituati ormai a distanze più lunghe, li facciamo tutti di fila concedendoci solamente 5 minuti al cambio autista. Già ad una trentina di km dal suo centro, siamo ufficialmente a Sydney. Nulla di diverso da Melbourne o da altre grandi città come Brisbane; i suburbs (i sobborghi) si susseguono ininterrottamente lungo il tragitto: aree residenziali, aree commerciali e fast food a non finire. Anche oggi il primo desiderio della giornata è farsi una doccia, quindi accantoniamo momentaneamente la foga di andare in centro a girare e ci cerchiamo un bagno pubblico. Wikicamps ce ne segnala due che potrebbero fare al caso nostro e ci rechiamo in quello più vicino. Il problema è che una volta che raggiungiamo il punto indicato sulla mappa, ci ritroviamo al centro di un caotico quartiere di negozi, prevalentemente cinesi (o quello che è) e una continua massa di gente che attraversa freneticamente i marciapiedi. Facciamo il giro dell’isolato e scappiamo dalla folla e dal traffico intenso, per tentare il secondo posto suggerito. Non poteva capitarci di meglio: la suola Montessori con il suo parco e i suoi spogliatoi. Per fortuna in Australia lasciano tutto aperto, anche il parco della scuola, anche oggi che è domenica. Con tutta la tranquillità e la felicità di questo mondo, ci concediamo una bella doccia calda e gratis. Aaaah! Rigenerati e profumati! Ora è lo stomaco che brontola. In frigo c’è un po’ di carne da far fuori, ci serve un barbecue, di certo non un problema trovarlo. Ancora una volta è wikicamps che lo fa per noi. E’ una giornata nuvolosa oggi, ma la vista che ci regala il parco dove passiamo l’ora di pranzo, è impeccabile. E’ la prima visuale di Sydney, o meglio una parte, di cui abbiamo modo di godere e che ci fa assaporare ancora una volta l’aria di città. Non siamo dal lato classico da cartolina dell’Opera House e del ponte, ma intravediamo quest’ultimo alla nostra sinistra. Iniziamo a capire che Sydney ha un porto fantastico ed ‘ proprio il modo in cui si affaccia sull’acqua che la caratterizza. Non sono di certo i suoi grattacieli a renderla unica. Ci rilassiamo sui tavolini, scattiamo ovviamente alcune foto e siamo belli carichi per andare a vedere da più vicino la più importante meta dei turisti qua in Australia. 
Per ora poco abbiamo capito della planimetria della città; ci è chiaro però che c’è una ‘’North Sydney’’ e quindi la CBD nella parte a sud. Scontato dirlo, queste due parti sono legate principalmente dal maestoso Harbor Bridge. Per poter spillarci fino all’ultimo centesimo, il sindaco di Sydney ha deciso di rendere la traversata del ponte a pagamento; ma si potrebbe mai andare via senza attraversarlo almeno una volta!? Assolutamente no! Navigatore impostato, action camera posizionata al centro del cruscotto, fotocamera in mano e via verso il ponte. Siamo davanti ad una marea di tubi in ferro e strutture incrociate fra di loro che si susseguono senza fine; la strada, sette corsie in tutto, è affiancata dai binari del treno e dal passaggio pedonale. Stiamo andando ai 70 km/h quindi dobbiamo guardare velocemente a sinistra, a destra ma sopratutto in alto, parte più difficile. Dall’altra parte ad attenderci la City, i grattacieli. Giriamo verso sinistra, ci inoltriamo attraverso i palazzi alla ricerca della perla di Sydney, dal ponte non siamo riusciti a vederla a causa delle alte recinzioni laterali. Giriamo un po’ a vuoto e poi riusciamo a incanalarci nella strada giusta, la percorriamo per intero e l’Opera House si svela ai nostri occhi, con le sue conchiglie chiuse verso l’alto a formare incredibili geometrie e simmetrie. Una meraviglia per gli occhi incastonata nella bellissima baia a pochi metri dal ponte. Proviamo a parcheggiare nell’”Opera House Parking”, ma il nostro portafoglio non ne vuole sapere di sborsare le decine di dollari chieste per ogni ora di sosta (si parla di un max di 79$ per tre ore). Decidiamo allora di continuare a girare per la città.
Proviamo a cercare un altro passaggio che non sia l’Harbour Bridge per tornare verso nord, dall’altra parte della baia, per avere un’immagine d’insieme della city, dell’Opera e del ponte.
Capiamo subito che ci si rimette più in carburante che in pedaggio, quindi percorriamo nuovamente il ponte e ci inoltriamo nelle stradine laterali, ancora una volta andando un po’ a fiuto, un po’ a caso. Arriviamo allo zoo, ci affacciamo. La city ci vede, l’opera anche, il ponte rimane invece coperto da un promontorio. Risaliamo nel van e ci mettiamo a cercare un varco verso l’altra parte del promontorio. Arriviamo, ma ancora non è soddisfacente. Arriviamo quindi nell’ultimo sbocco.
Stavolta siamo ai piedi del ponte che ci appare in tutta la sua grandezza. L’opera si trova perfettamente di fronte a noi. Dietro, la city. Guardiamo gli ultimi raggi di sole della giornata da questa posizione e poi cerchiamo un posto dove mangiare. Troviamo un parco con barbecue poco distante, ma ovviamente dall’altra parte della baia, quindi ripassiamo per la terza volta sul ponte, lasciamo la mancia a su sindigu de Sydney e torniamo nel lato sud. Prima di andare al parco ne approfittiamo per andare nuovamente ai piedi del ponte, stavolta dall’altro lato. La vista del ponte e dell’opera ormai illuminati da questa prospettiva è meravigliosa. Dall’altra parte della baia si accendono le luci dei grattacieli di North Sydney e del luna park sulla riva, con la sua ruota panoramica e le sue giostre.
Dopo cena decidiamo di andare a dormire, cerchiamo un posto e ci allontaniamo dal centro città. Troviamo un bel parcheggio con bagno a una decina di chilometri dalla city, un’altra roulotte e una station wagon ci fanno compagnia. Stiamo già dormendo quando veniamo svegliati di soprassalto dalle luci di una volante che si è fermata proprio a fianco al van. Dormire così non è propriamente consentito e capita che ogni tanto scattino le multe. Pensiamo che stavolta sia il nostro turno. Ci prepariamo a scendere e a provare di fornire qualche giustificazione plausibile, ma proprio mentre ne discutiamo vediamo le luci che si allontanano, girano un po’ per il parcheggio e poi rientrano sulla strada principale. Felici per il pericolo scampato ci riaddormentiamo.

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