Melbourne

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giovedì 10 aprile 2014

L'arrivo

Il cielo a Melbourne al nostro arrivo è coperto. Cerco di scrutare qualche luce, ma si inizia a vedere qualcosa solo quando l’aereo è già basso, e comunque Melbourne è davanti a noi, quindi l’unico a vedere davvero qualcosa è il pilota. L’atterraggio è tranquillo, nessuno scossone, nessuna spramma né cagotto.. e bravo il pilota arabo. Salutiamo le hostess ed entriamo direttamente in un lungo corridoio che ci porta all’interno dell’aeroporto internazionale di Tullamarine. 

Attraversiamo la zona duty free e veniamo smistati tra cittadini australiani e neo-zelandesi e resto del mondo. Noi e il resto del mondo ci incamminiamo verso la nostra dogana, aspettandoci qualche scena alla airport security. Nel dubbio evito di fare qualsiasi cosa, mi tengo stretto in mano il foglio che mi hanno dato sull’aereo da compilare. 
Esauritosi il flusso di australiani e neozelandesi, il resto del resto del mondo viene fatto confluire dove prima c’era l’altra fila. In attesa, guardo gli altri e cerco di capire se ci viene richiesto qualcosa in particolare e quando tocca a me so già bene cosa fare, consegno il passaporto all’addetto che mi chiede numi sull’assenza dell’indirizzo nel foglio d’ingresso in Australia. Gli spiego che devo andare a dormire in un ostello in centro e che non so l’indirizzo. Stessa domanda fanno a Fra che dice che deve andare a dormire dal fratello. Ci lasciano passare senza fare tante domande, prendiamo le borse, le mettiamo sul carrello (che qua è gratis, a Fiumicino ci hanno spillato 2 euro) e andiamo verso il secondo checkpoint. Ricontrollano tutto quanto e ci fanno ripassare. Tre metri dopo il secondo controllo ci ferma un’altra guardia che ci chiede nuovamente questo benedetto biglietto, vede che siamo italiani e ci chiede se abbiamo qualche cibo (prevenuto -.-). Il tipo si tiene il biglietto e ci manda via. Attraversiamo una porta scorrevole e ci ritroviamo finalmente al di fuori della zona di controllo. 

L’uscita dell’aeroporto è un po burdixedda, prendiamo due biglietti del bus da Tullamarine sino alla centralissima Southern Cross Station, spacchettiamo gli zaini e ci dirigiamo verso i bus. L’autista si fa 20km in contromano sino alla stazione (ihih) e appena prima di inoltrarci nel sottopassaggio che ci conduce sino alla destinazione ci appare lo skyline notturno di Melbourne. Scesi dal bus, cerchiamo di capire dove dirigerci e cerchiamo anche di contattare Paolo, del quale non sappiamo ancora nulla, né se è a conoscenza del fatto che siamo già a Southern Cross, né se è in giro da qualche parte, né se sta venendo a prenderci. Ci sediamo un attimo nella sala d’attesa, cerchiamo di capire se c’è qualche rete wifi scroccabile, proviamo con quella dell’Hungry Jack’s (che scopriamo poi essere una specie di Burger King) ma non va un granché. Due ragazze che hanno fatto il viaggio in bus assieme a noi ci chiedono se abbiamo già un ostello dove stare per la notte e se ne vanno poco soddisfatte della risposta. Abbandoniamo la sala d’attesa e ci dirigiamo verso l’uscita, o perlomeno cerchiamo quella che potrebbe essere l’uscita. 
Ci ritroviamo nel vero e proprio cuore della stazione, con svariate file di binari, anche se la situazione è piuttosto tranquilla vista l’ora (si è fatta quasi mezzanotte). 
Un ragazzo scavalca con un salto il passamano negli ultimi 4-5 gradini delle scale e viene prontamente redarguito da alcuni agenti che lo inseguono “Excuse me, could you stop, please?”
Noi troviamo alcune panchine e ci sediamo in attesa che qualcosa succeda, proviamo a chiamare da un telefono pubblico che però non gradisce la mia scheda, e infine troviamo 2$ in terra che decidiamo di usare per sentire Paolo, ma non abbiamo nemmeno il tempo avvicinarci al telefono che lui appare da lontano in compagnia di Ilaria, una sua coinquilina. 

Saluti di rito e poi ci rechiamo all’esterno a cercare un taxi. 
Il primo taxi non carica le nostre borse, dice che non ci stanno. Attraversiamo la strada e prendiamo un tram. Qualche fermata dopo sale una signora sulla 50ina che si accorge del nostra confabulare in italiano e si inserisce nella conversazione. Scopriamo che i genitori sono italiani e col suo italiano incerto, ma comunque efficace, ci suggerisce dove scendere per prendere poi da lì il taxi. Ringraziamo e salutiamo. 
Troviamo finalmente un taxi, uguale a quello del tipo che ci aveva rifiutato per motivi di spazio, che ci porta sino ad Heidelberg per la modica cifra di 32$. 
Non abbiamo sonno, ma siamo molto stanchi e alla fine riusciamo a riposare e dormire per alcune ore.

1 commento:

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